Il cannone, Nelle tenebre - STAUROPOLIS

Vai ai contenuti

Menu principale:

D'altraParte

come se io fossi il solo

Nel momento in cui scrivo sento il cannone.
Il vento me ne reca il rumore da molto lontano. Quantunque cupi, i colpi giungono distinti. Ed ogni volta io mi dico: ecco, mi s’annuncia la morte di gran numero d’uomini.
Un turbine d’anime desolate e gioiose, mi passa a fianco, andando ciascuna al suo posto, in locum suum, secondo la paurosa espressione del Libro santo, quando parla di Giuda. Perchè si sa che le anime dei morti conoscono subito dove debbono andare, e si sa che vi si precipitano rapide come la folgore.
L’anima mia le seguirà tosto? Lo sa Dio.
Nessuno può dirmi né la mia ora né il mio luogo. Nell’attesa io sono pesantemente, dolorosamente ossessionato da queste moltitudini emigranti verso l’Ignoto, che scorrono a torrenti vicinissimo al tavolo dove mi sforzo di scrivere per la consolazione di pochi vivi, che saranno anch’essi, quanto prima, dei morti.
Non se n’era mai visto un numero così prodigioso.
E’ l’opera del cannone, sovrano che provvede agli abissi delle tenebre e agli abissi della luce. Questo strumento di Caino, cinquecent’anni fa, non esisteva; l’equipaggiamento di Napoleone a Wagram o a Waterloo, paragonato a quello di oggi, fa gran pietà.
Prima che esistesse il cannone, era una fatica enorme sterminare un esercito. Il pane del massacro si mangiava col sudore della fronte dei mercenari. Adesso si possono distruggere cinquantamila uomini in qualche ora, e ricominciare l’indomani. Ma questo equivale a un rosicchiamento, a uno sbriciolamento di minime conseguenze, se si considera la massa infinita dei combattenti di tutta la terra, armati insieme contro una nazione esecrata.
Lo sterminio verrà a tutti i costi, verrà, come la Volontà divina, sui flutti del mare o sul dorso delle montagne, e queste si sposteranno, se occorrerà, come i più docili elefanti; ma, fino a nuovo ordine, la parola sarà al cannone. Dico fino a nuovo ordine, perchè Dio tiene in serbo un miracolo da deporre nella mano di Colui che Egli vuole inviare sulla terra in un momento preciso. Fino ad allora il cannone ridurrà in polvere uomini e cose, al punto da non lasciarne che l’apparenza nella memoria dei sopravvissuti; perchè esso stesso, il terrificante cannone, non è che un’apparenza, più mostruosa di tutte le altre, ma che dovrà un giorno dissiparsi alla preghiera balbettata da un fanciullo.
... E la calca delle anime si precipita, passando sempre al mio fianco, come se io fossi il solo a pensare ad esse, il solo a ricordare, con lacrime di compassione, i poveri corpi che esse hanno lasciato appena ora, e che ritroveranno solo nel momento della Resurrezione universale.
Lo strepito del cannone lontano continua, simile al rumore di un battaglio enorme ripercosso da colossali scogliere. Sembra il mea culpa della Francia, il Confiteor delle bestemmie, delle infedeltà, delle vigliaccherie, dell’ingratitudine infinita del popolo della Regina dolorosa; e il termine di questa penitenza non si vede. Tutto ciò che si vede, tutto ciò che si sente, è il cannone, il cannone omicida, infaticabile ed espiatorio.
Espiatorio senza dubbio, ma privo di bellezza. Il castigo non sarebbe proporzionato e conveniente se fosse accompagnato da magnificenza.
Il cannone è un’invenzione della meccanica. E’ brutto e inintelligente quanto temibile. Uccidendo gli uomini a distanza, esso annulla gli slanci più nobili del coraggio umano. Soldati dal cuore sublime vengono colpiti a morte prima d’avere scorto il nemico.
Tutto quel che poteva esserci di bellezza nelle guerre precedenti è scomparso. L’eroismo ormai consiste nello stringere i denti sotto il freddo, la fame, la pioggia, il fango, la sporcizia, il tedio atroce e la morte senza gloria e senza consolazione. Una giustizia superiore vuole così e bisogna obbedirle.
Ma la storia che cosa diventerà? In altri tempi, non molto più d’un secolo fa, essa narrava di uomini come Lannes, Ney, Murat, ed altri cinquanta, per non dire di colui che li animava con il suo genio. Essa narrerà dei cannoni e un orrido spavento cadrà sull’anima umana.

Leon Bloy, Nelle tenebre, Il cannone

IL DISPREZZO - LE APPARENZE - LA VOLUTTÀ - L'ATTESA - LA PAURA - IL CUORE DELL'ABISSO - I CIECHI - UN SINGHIOZZO NELLA NOTTE - IL DOLORE - IL CANNONE - IL MIRACOLO - L'ULTIMO GRIDO - LA PUTREFAZIONE - L'AVVENTO INIMMAGINABILE - LA FRONTIERA - IL DISASTRO INTELLETTUALE - UN SOLECISMO - L'INVENTARIO DELLE ANIME - I NUOVI RICCHI - IL CIECO NATO
 
trova
Torna ai contenuti | Torna al menu