Il cuore dell'abisso, Nelle tenebre - STAUROPOLIS

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il cuore dell'Abisso

Che cosa bisogna intendere con queste parole: il Cuore dell’Abisso?
La Bibbia, che è essa stessa un abisso, invoca l’abisso a partire dalle sue prime righe, dicendo che nel principio la faccia dell’abisso era coperta di tenebre («La terra, però era informe e vuota, e sulla faccia dell’abisso erano tenebre, e lo spirito di Dio si librava sulle acque» - Genesi 1, 2).
Si dichiara in un salmo che i giudizi del Signore sono un grande abisso e in un altro che l’abisso è la veste di lui. Il Signore stesso domanda a Giobbe se egli abbia passeggiato sul fondo dell’abisso («Sei tu forse entrato nelle profondità del mare, e nel più recondito abisso ti sei aggirato?» - Giobbe 38, 16) e il profeta Abacuc nel suo celebre cantico parla del grido dell’abisso («Ti hanno visto monti e si sono messi a gemere, un rovescio di acque passi; l’abissò mandò la sua voce... » - Abacuc 3,10). Infine, il Vangelo racconta che i numerosi demoni che si erano impossessati d’un infelice, supplicarono Gesù di non comandare loro di andare nell’abisso, di cui essi avevano paura, ma di consentire loro di entrare nei porci che passavano sulla montagna, dalla quale furono immediatamente precipitati ("E tragittarono nel paese dei Geraseni, che è dirimpetto alla Galilea. Essendo sceso a terra gli si fece incontro un uomo che da gran tempo aveva un demonio e non indossava vestito, e non abitava in casa ma nei sepolcri. Questi, come vide Gesù, si prostrò davanti a lui e gridando a voce alta disse: «Che ho io con te, Gesù, Figlio dell’altissimo Dio? Ti supplico, non mi tormentare». Infatti egli comandava allo spirito immondo di uscire da quell’uomo... Allora Gesù l’interrogò dicendo: «Che nome hai?». E quelli rispose «Legione», perchè molti demoni erano entrati in lui; ed essi lo pregavano che non comandasse loro di andare nell’abisso. Ed era quivi un numeroso gregge di porci, che pascevano sul monte; e lo pregavano che permettesse loro di entrare in essi. Egli lo permise. Usciti dunque i demoni da quell’uomo, entrarono nei porci, e la mandria si precipitò nel lago ed annegò" - Luca, 8, 26-33).
Questa parola abisso ha un rilievo così singolare nella Rivelazione, che si è costretti a credere che sia uno pseudonimo di Dio, e che il cuore di quest’abisso non possa essere che il Cuore di Dio, il Cuore di Nostro Signor Gesù Cristo, adorato da tutta la Chiesa.
Questo dunque bisogna sperare di vedere, quando non vi sarà più nulla di visibile. Se ne hanno temuto i diavoli, quale sarà l’agitazione degli uomini? Al tempo della Passione, essi hanno ben potuto oltraggiare la sua faccia, allora coperta di tenebre, ma che cosa possono essi contro il suo cuore?
Nel mondo c’è tutto quel che si vuole di più grande o di più grandioso. C’è l’Imalaia, per il quale si dice che venti montagne come il Picco del Mezzogiorno non basterebbero a fare una scala per salirvi. C’è la terrificante maestà dell’Oceano polare, quando una tempesta smisurata sconvolge in estensione le sue lastre di ghiaccio, al chiarore diffuso di uno smorto sole. Ci sono le più paurose convulsioni del globo, i terremoti al di sopra di ogni immaginazione, come quelli dell’Illiria o della Siria, che distrussero nel sesto secolo province intere e città enormi in pochi istanti: il suolo si apriva ad inghiottire gli abitanti e le loro case, e subito si richiudeva su di loro con un mugghio di vortice che poté essere udito da Costantinopoli.
Ci sono anche le opere della magnificenza umana, i colossali edifici dell’Indocina o di Giava, al cui paragone le ciclopiche costruzioni dei Pelasgi o degli Egiziani sembrano cose da nulla. Ci sono ancora le nostre sublimi cattedrali, che la barbarie tedesca vuole annientare, e il cantico prodigioso di tutte le arti dell’Occidente; i quadri dei Primitivi e le sinfonie di Beethoven; Dante e Shakespeare, Michelangelo e Donatello. C’è infine Napoleone, per non parlare della moltitudine, luminosa degli Amici di Dio.
E tutto ciò è infinitamente accessorio di fronte allo splendore, alla potenza, all’annientamento dell’anima; tutte queste cose e tutti questi uomini sono precisamente come nulla, quando si pensa al cuore dell’Abisso!
Una pietà servile e bassamente suggestionata dal simulacro ha disonorato come ha potuto questo mistero di dilezione e di spavento, con immagini la cui bruttezza puerile ed il cui profanante realismo fanno piangere gli angeli che sono intorno agli altari. Ma l’Assoluto, la Dimora irrefragabile, è l’abisso infinito a fianco a noi, intorno a noi, dentro di noi. Per scoprirlo è indispensabile esservi precipitati. Il miracolo stesso e la trascendenza mistica non sono sufficienti. Pascal, si dice, lo vedeva senza tregua: ma era il nero abisso del suo giansenismo, e per niente affatto l’abisso di luce, il cui solo presentimento è capace di uccidere i santi.
A un solitario antico, mezzo Egiziano e mezzo Scita, ma che amava Dio con la semplicità della sua anima, venne in mente di chiedergli il permesso di camminare sul fondo dell’Abisso. Ne tornò dopo un secolo per morire abbacinato; e all’ombra del sicomoro della scienza, dove quello straniero fu sotterrato, nacquero san Giovanni Crisostomo, sant’Ambrogio, san Girolamo, sant’Agostino, san Gregorio Magno, san Tommaso d’Aquino, san Bernardo e tutti i portatori di fiaccole.

Leon Bloy, Nelle tenebre, Il cuore dell'abisso

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